SOS Palme

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mercoledì 16 marzo 2011

La strage del punteruolo rosso

Palme ammalate, ma nessuno interviene

La strage del punteruolo rosso, il micidiale coleottero che in pochi mesi è in grado di trasformare alberi monumentali in legno senza vita

Penetrano nel tronco, scavano immense gallerie e si nutrono della linfa delle piante. Fino a ucciderle. Per questo dal 2007 è in atto una vera e propria guerra contro il punteruolo rosso delle palme, il micidiale coleottero che in pochi mesi è in grado di trasformare alberi monumentali in legno senza vita. Eppure, nonostante l'ordinanza emanata dal Comune tre anni fa, sono ancora molte le piante malate in numerosi quartieri della città.

A un primo sguardo sembrano soltanto parzialmente secche, ma la posizione delle foglie - "a ombrello aperto", come spiegano gli esperti - testimonia la presenza dell'insetto. A questo punto è già troppo tardi: l'albero è malato e dovrebbe essere coperto da teli o abbattuto per evitare il contagio delle palme sane. Ma basta passeggiare lungo alcune strade per imbattersi in esemplari ormai già irrimediabilmente compromessi. Da via Gentile a via Giulio Petroni, di alberi malati se ne contano a decine. Sono negli spazi verdi davanti al Polivalente di Japigia e intorno alla chiesa di San Marco. Spuntano dalle ville private nelle vicinanze del Sacrario e all'ingresso di San Giorgio. Fanno capolino dai giardini condominiali di via Troisi e dal muro di cinta che costeggia via Bruno Buozzi. Senza risparmiare il rondò che collega via Giulio Petroni con Carbonara.

Qui le palme malate sono in maggioranza, mentre quelle sane mostrano i primi segni di contagio. "Il problema è serio, per questo il sindaco Emiliano ha emanato un'ordinanza che obbliga anche i privati a intervenire - spiega il consigliere comunale con delega all'Ambiente Maria Maugeri -. Ma è probabile che alcune palme siano contagiate da un insetto diverso dal punteruolo rosso. Meno invasivo e pericoloso". Il regolamento comunale, che risale al 2008, impone di potare le palme malate, racchiuderle con una rete e poi abbatterle e smaltirle ricorrendo a una ditta specializzata o all'Amiu sfruttando il contributo della Regione.




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